Al nord simboli leghisti a scuola? E’ come al sud credere ancora al Regno delle due Sicilie
Tra le altre cose, come già detto, l’edificio prende il nome di Gianfranco Miglio, morto nove anni fa, l’ordinamento prevede che debbano trascorrere almeno 10 anni dopo il decesso prima di poter intitolare ad un defunto una struttura pubblica, vero anche che una circolare ministeriale del 1980 concede eccezioni “quando si tratti di persone che abbiano il benemerito della nazione”, scrive il fatto quotidiano, ma a noi non risulta che il signor Miglio sia caduto in guerra per la nazione o altro, di conseguenza, deduciamo che il primo cittadino Lancini abbia chiesto una deroga al ministro Maroni ottenendola, altrimenti, andrebbe tolto non solo il simbolo dalla scuola, ma anche il nome.
Adro 20 settembre 2010 i 700 simboli restano al loro posto : “il Sole delle Alpi è del 1600 e non si tocca” dice il sindaco Lancini a il Giornale, e anche dopo gli interventi politici, insiste dicendo che i simboli restano. Al Corriere Della Sera, Francesco Cevasco intervista il sindaco chiedendogli se fosse pentito di ciò che ha fatto, risponde dicendo che è stata solo una strumentalizzazione politica per separare il PDL dalla Lega, ma non ci sono riusciti. Prosegue l’intervista con una domanda giustamente fatta da Cevasco, quale effetto può avere quel simbolo sui ragazzi – domanda che tutti ci poniamo – risponde il sindaco dicendo che sono i professori che hanno il dovere di dire ciò che è giusto, non un simbolo. Tenere in una scuola pubblica il simbolo di un partito è assurdo e inammissibile, un ragazzino non può assolutamente avere il timbro della Lega Nord stampato su un banco di scuola ed è ancora più inaccettabile e del tutto preoccupante il fatto che non intervengano e non dicano che quei simboli non devono entrare nelle scuole e che vadano rimossi al più presto. E’ più facile girare la faccia dall’altra parte e far finta che il problema non riguardi loro, così continua l’Italia delle ingiustizie, delle secessioni sociali, delle truffe, delle impunità e dei grandi ladroni.
G.C.
« Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Sì, è vero, ma lo siamo in modo diverso, siamo di quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo. » (Ernesto Che Guevara)